All’interno del Grande Giubileo e nel Cammino dell’Ecumenismo voluto da sua Santità Giovanni Paolo II, questo grande dipinto di 500 mq. vuole essere un annunzio profetico della unità possibile tra l’Oriente e l’occidente nelle sue radici cristiane. La Chiesa d’Occidente deve ripensare con quale estetica vuole adempiere la sua missione di evangelizzazione del terzo millennio. In questo senso l’Oriente può venire in suo aiuto dato che ha conservato il canone della Tradizione primitiva, tutta la problematica tra scienza e fede che è alla base della rottura nel rinascimento tra l’estetica di Oriente e di Occidente, che caratterizzò il passaggio dalla età media alla età moderna, come si sa, si sta oggi chiudendo grazie anche al ritorno della scienza, soprattutto delle ultime grandi scoperte della fisica, verso lo spirito e la mistica. Guardando ad Andrej Rublev, probabilmente la cima più alta dell’arte cristiana di tutti i tempi, possiamo ripensare alla sintesi della quale ha bisogno il momento culturale cristiano di Occidente come è il recuperare una immagine capace di riflettere il contenuto della nostra fede. Ciò significa oggi: Avere riscoperto la fede in Cristo come l’immagine dell’uomo nuovo, celeste, capace di rievangelizzare l’uomo del terzo millennio (ecco il tentativo del Cammino Neocatecumenale nella Chiesa). Saper plasmare la nostra fede in una estetica che non sia né anacronistica, né archeologica, ma basata nella tradizione di sempre. Dato che c’è un solo Spirito, immutabile, uguale al Padre, che agisce nella storia con i suoi doni, soprattutto rispetto all’arte, di Sapienza Scienza e Intelligenza. Tutto questo in funzione dell’amore all’uomo, al più povero, anche se non sufficientemente istruito, che possa trovare nell’immagine religiosa una vera emozione estetica che l’aiuti nel suo cammino di fede. L’arte religiosa come un riflesso di anima, un annunzio celeste. Nel nostro dipinto il fondo di oro e la prospettiva rovesciata che pongono il punto di fuga prospettico non all’interno del dipinto, come faceva il rinascimento, ma fuori dal dipinto, nello spettatore, come è nella iconografia orientale, fanno di queste immagine, un annunzio Kerigmatico, una buona notizia che si attualizza e si realizza nel momento in cui si vede, in modo analogo a quanto fanno i sacramenti che fanno presente l’atto salvifico di Cristo, proponendolo come salvezza nell’oggi e nell’adesso. Questo dipinto è un grande “retablo” in relazione con i grandi “retablos” della epoca barocca della Spagna, e anche con quelli anteriori delle grandi cattedrali del primo gotico. Un canto ai principali misteri della nostra salvezza e alla seconda venuta di Cristo, con la “deesis”, come è nella “iconostasi” della Chiesa Ortodossa, in cui la Madonna e San Giovanni Battista accompagnati dagli arcangeli Gabriele e Michele con San Pietro e Paolo intercedono per noi. Sul Canone ortodosso dei grandi misteri cristiani, sia come composizione che come colori, soprattutto sulle orme del grande Rublev, abbiamo trattato di aggiungere una realizzazione moderna incorporando le scoperte degli ultimi anni nell’arte occidentale dall’impressionismo in poi: Matisse, Braque, Picasso ecc… nel tentativo di creare un ponte tra le due Chiese: Cattolica e Ortodossa.