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Chiesa di San Satiro - Il capolavoro del Bramante

La chiesa di Santa Maria fu costruita tra il 1476 e il 1482 per custodire un'icona miracolosa. Il committente fu il duca Galeazzo Maria Sforza; per alcuni studiosi il progettista fu un giovane pittore marchigiano da poco trasferitosi prima a Bergamo e quindi a Milano: Donato Bramante. I documenti scoperti da Sironi proverebbero tuttavia che Bramante ebbe un ruolo in subordine rispetto per esempio al progettista della facciata, Giovanni Antonio Amadeo. Anche lo scultore e architetto Giovanni Battagio partecipò alla sua edificazione e ornamentazione a partire dal 1483. Bramante, o forse l'Amadeo, pur avendo a disposizione un'area di piccole dimensioni, edificò un edificio di respiro veramente monumentale: un corpo longitudinale a tre navate, con uguale ampiezza tra navata centrale e bracci del transetto, entrambi coperti da poderose volte a botte con cassettoni dipinti che evocavano il modello di Sant'Andrea dell'Alberti. L'incrocio dei bracci presenta una cupola, immancabile motivo bramantesco, ma l'armonia dell'insieme era messa a rischio dall'insufficiente ampiezza del capocroce che, nell'impossibilità di estenderlo (per la presenza di una strada assai frequentata), venne "allungato" illusionisticamente, costruendo una finta fuga prospettica in stucco in uno spazio profondo appena 97 cm, con tanto di volta cassettonata illusoria. La soluzione, considerata antesignana di tutti gli esempi di trompe l'oeil successivi, a dire il vero non si trattò che di un esempio di "stiacciato" trasferito dalla scultura all'architettura.

Chiesa di San Satiro
Chiesa di San Satiro
Chiesa di San Satiro
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