Un progetto ardito, ambizioso e innovativo quello che è stato realizzato nella Basilica di Santa Maria di Campagna in Piacenza.
La Basilica piacentina custodisce innumerevoli tele ed affreschi del '500, tra i quali spiccano la cupola ed il tamburo realizzati rispettivamente da Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il Pordenone e Bernardino Gatti detto il Soiaro in un periodo compreso tra il 1530 ed il 1543. Il prestigio dell'edificio, l'alto valore artistico dei tesori contenuti, la storia secolare che Santa Maria di Campagna rappresenta per la città di Piacenza, hanno portato a sviluppare un progetto che potesse valorizzare al meglio le ricchezze contenute, sfruttando i vantaggi che offrono la moderna tecnologia informatica applicata ai Beni culturali.
Immagini dello Studio Manzotti - Pc
In questa fase progettuale il lavoro si è concentrato sulla valorizazione degli affreschi della cupola e del tamburo, durante la quale una estesa attiività di digitalazzizione ad alta definizione ha consentito di cogliere i più fini dettagli che si trovano a oltre 20 metri da terra.
Il progetto e tutte le immagini ad alta definizione, corredate da schede di approfondimento in lingua italiana ed inglese, sono consultabili da tutti i visitatori della basilica di Santa Maria di Campagna su un monitor touch-screen installato all'interno dell'edificio.
Il progetto è stato realizzato grazie al Comune di Piacenza ed alla Banca di Piacenza
Noemi Pisati - Interpretazione storica e redazione testi Un capolavoro artistico del ‘500 e della strumentazione tecnologica moderna. A Santa Maria di Campagna le due realtà convivono, interagiscono e si arricchiscono a vicenda. Il capolavoro artistico del ‘500, situato nella cupola maggiore, viene così avvicinato ai nostri sguardi grazie a foto ad alta definizione, visibili in uno schermo all’ingresso della suddetta chiesa. Le foto, a loro volta, appaiono meravigliose e luminose grazie all’alta qualità e alla ricca e splendida gamma cromatica utilizzata dal Pordenone e in seguito dal Sojaro. Lo spettatore si stupisce così due volte: alzando lo sguardo verso gli affreschi, che per secoli altri fedeli o visitatori hanno ammirato, e allo stesso tempo, toccando lo schermo, approfittando così di uno dei vantaggi dell’uomo contemporaneo, ovvero sfruttare le tecnologie per valorizzare il nostro patrimonio.
È stata tale sinergia a convincermi a prendere parte al presente progetto, che ha dato vita ad uno strumento utile a studiosi, ad appassionati e a curiosi: è diventato così possibile vedere il dettaglio e la pennellata, ammirare le espressioni dei personaggi e capire quali scene e soggetti sono rappresentati. Il mio ruolo è consistito nella redazione della didascalie, utili a fornire informazioni sulle scene raffigurate.
Nello specifico, la cupola di Santa Maria di Campagna, si presenta all’occhio dello spettatore secondo questa sequenza: dalla lanterna discende Dio padre, da cui tutto si dispiega; appena sotto si apre la maestosa cupola, con gli otto spicchi e altrettanti costoloni, popolati di profeti e sibille, putti, personaggi dell’Antico Testamento e simboli vari; immediatamente dopo corre il fregio, dove sono gli eroi e gli dei dell’antichità classica ad essere protagonisti; sui piedritti, risaltano gli apostoli, quasi fossero colonne portanti della struttura; infine, il tamburo illustra con grandi riquadri le scene della vita di Maria. Tutto è connesso, ogni figura è al suo posto con un preciso significato. Stupisce la dovizia dei particolari e la ricchezza della simbologia presenti in tali affreschi, soprattutto se si pensa che da quella posizione non tutto era perfettamente visibile. Nuove ipotesi e identificazioni sono state avanzate, tanto è ancora da approfondire.
Il lavoro di ricerca, infatti, si è basato sull'incrocio di bibliografia precedente, testi religiosi e interpretazioni personali, ma la complessità del programma iconografico dipinto dal Pordenone è tale che questo studio è stato semplicemente l’inizio, solo un modo per mettere ordine a quanto era già stato detto, possiamo dire, e contemporaneamente apportare qualcosa di nuovo. Un’opera d’arte è sempre il frutto di diversi fattori: la committenza, l’artista e il contesto storico. Per capirla, infatti, dobbiamo avere ben chiari questi elementi, farli dialogare. Solo così se ne apprezzano i significati più profondi: un’opera è il risultato del suo tempo, di diverse mentalità, di una determinata educazione, di una sensibilità.
La cupola della Basilica presenta un ciclo pittorico molto ricco e complesso, e la sezione successiva fornisce al visitatore una dettagliata analisi di tutte le figure con compongo il grande affresco. La mappa interattiva sotto consente visivamente di cogliere la posizione delle singole figure nella grande Cupola, mentre più sotto divisi tra Spicchi e Costolini, Tondi, Fregi, Piedritti, Sottoarchi, e Scene della Madonna sul Tamburo è possiblie approfondire lo studio di ogni singolo elemento.
Ogni spicchio della cupola è popolato da quattro figure disposte su diversi piani e in dialogo tra loro. Si tratta di profeti e sibille, non sempre chiaramente identificabili per la mancanza degli attributi specifici. Tali personaggi rappresentano il tramite tra il cielo e la terra, attraverso cui Dio si rivela fin dai tempi antichi. La funzione di mediazione è espressa attraverso le posizioni e i gesti: quasi tutte le figure principali tendono un braccio verso l’alto, mentre rivolgono lo sguardo verso il basso e tengono in mano libri o cartigli. Continua...
I tondi a monocromo che decorano il fregio alla base della cupola contengono episodi della storia antica, qui intesi come rappresentazione del percorso dell’umanità verso Dio fin dai tempi pagani. Storia sacra e storia profana sono messe a confronto secondo uno schema interpretativo di derivazione agostiniana, per cui atti di eroismo del mondo pagano possono assumere un valore sacro anche nella prospettiva cristiana. La maggior parte degli episodi sono tratti dagli scritti di storici antichi, segnatamente da Valerio Massimo (Dictorum et factorum memorabilium libri) e da Tito Livio (Ab Urbe condita libri). Continua...
Lungo tutto il fregio che corre sopra le bifore si trovano episodi di mitologia classica, racchiusi entro rettangoli e su un fondo a foglia d’oro. Troviamo dei che impersonano le passioni umane, uomini che vogliono farsi simili agli dei ed eroi virtuosi. Si vuole rappresentare in questo modo il cammino dell’umanità, da cui si comprende come la ricerca di Dio sia insita nel cuore dell’uomo fin dalle origini. Continua...
Sui piedritti nella zona delle finestre sono rappresentati gli apostoli, missionari di Cristo e colonne della Chiesa. La loro posizione non è quindi casuale. Essi guardano o indicano verso l’alto, ovvero verso Dio padre. Ogni apostolo condivide lo spazio sopra di sé con un putto reggicartiglio, dipinto a monocromo. Continua...
I sottarchi delle bifore sono popolati da putti e grottesche, motivi tipici dello stile decorativo all’antica, che si diffonde in epoca rinascimentale e che è in genere legato alle tecniche ad affresco o a stucco. Al centro di tali composizioni si trovano simboli che rimandano a Cristo o alla Vergine. Continua...
Il tamburo della cupola è decorato con scene della vita di Maria, che nel contesto dell’intero ciclo di Santa Maria di Campagna assumono il ruolo di glorificazione della Vergine. Continua...
Il progetto è stato realizzato grazie a:
Progetto realizzato da: Marco Stucchi
Digitalizzazione ad alta defnizione, grafica, interattività: Marco Stucchi
Coordinamento organizzativo: Padre Secondo Ballati
Interpretazione storica, revisione scientifica: Antonella Gigli, Noemi Pisati, Valeria Poli
Redazione testi: Noemi Pisati
Traduzioni testi: Maria Caruso